Superata la kremlinologia con l’ascesa di Gorbaciov, è più che mai
valida la “kimilsun-logia” termine ricavato dal nome del
fondatore e “presidente eterno” della Repubblica Popolare di Corea (RPDC).
Voglio dire che di quello che avviene nelle segrete stanze del palazzo poco si
sa. I servizi segreti sudcoreani (NIS, National Intelligence Service) ritengono
che il potente zio di Kim Jong Eun, Jang Song Taek, sia stato
spogliato di tutte le cariche che ricopriva dopo che due suoi più stretti collaboratori sono stati giustiziati pubblicamente per corruzione e altri fedelissimi
messi sotto torchio.
Non è la prima volta che Jang Song Taek incorre nelle (presunte)
ire e punizioni della famiglia Kim. Per due anni circa, dal 2004 al 2006, non
si sapeva che fine avessero fatto né lui né la moglie, Kyong Hui, potente figlia e
sorella d’arte rispettivamente di Kim
Il-song e di Kim Jong-il, padre dell’attuale
leader nordcoreano.
La notizia è stata annunciata da un deputato del Partito
Democratico all’Assemblea Nazionale (il Parlamento unicamerale della Repubblica
sudcoreana).
Non è la prima volta che Jang Song Taek incorre nelle (presunte
ire) e punizioni della famiglia Kim. Per due anni circa, dal 2004 al 2006, non
si sapeva che fine avessero fatto né lui né la moglie, Kyong Hui, figlia e sorella
d’arte rispettivamente di Kim
Il-song e di Kim Jong-il, padre dell’attuale
leader nordcoreano.
Dal 2006, inaspettatamente, così come era stato inaspettato il suo
allontanamento (gli analisti pensavano che Jang avesse assunto troppo
potere), Jang Song Taek e Kyong Hui erano ricomparsi a fianco
di Kim Jong Il. Specialmente dopo la malattia del caro leader nel 2008,
Jang aveva rapidamente risalito la china occupando le più alte cariche dello
stato. Pare che a lui si debbano tre risultati importanti: la successione
morbida del giovane e inesperto Kim Jong Eun al vertice della RPDC dopo la
morte del padre (dicembre 2011); la messa in cantiere di alcune necessarie
riforme economiche in modo che il popolo nordcoreano non dovesse più “tirare la
cinghia”; infine la tessitura di costanti rapporti con la leadership cinese,
irritata per le continue provocazioni del regime nordcoreano, a partire dal
terzo test nucleare.