Quando
si tratta della Corea del nord (Repubblica
Popolare Democratica di Corea, acronimo RPDC) per la nostra stampa il cliché è
assicurato. Sintetizzo al massimo. La RPDC è un “regno eremita”, “irrazionale”,
“imprevedibile”; i suoi leader sono “folli dittatori rossi” e sono dei “satrapi
ridicoli”; vedi la pettinatura e i rialzi nelle scarpe del padre dell’attuale
Kim Jong Eun, il defunto Kim Jong-il. Per non parlare del programma nucleare che mette a repentaglio l’esistenza stessa degli
Stati Uniti costretti a piazzare uno
scudo anti missile in Giappone per
difendere la patria del capitalismo dall’isteria scomposta dall’élite dirigente
di un paese di circa 24 milioni di abitanti che tirano la cinghia per
sopravvivere. Insomma la RPDC rappresenta la summa del vizio e dell’abiezione.
La situazione, in realtà, è molto più complicata per i rapporti da guerra fredda entro e fuori la penisola coreana. Il guaio è che molti giornalisti attingono alle notizie che più si attagliano ai luoghi comuni (di cui sopra) senza non dico approfondire, ma perlomeno vagliare le fonti. Se l’argomento Corea del nord è poco interessante e facilmente liquidabile sarebbe meglio, forse, non parlarne affatto. E’ il caso della notizia riportata dallo JoongAng Daily e ripresa dal Corriere della Sera.
La situazione, in realtà, è molto più complicata per i rapporti da guerra fredda entro e fuori la penisola coreana. Il guaio è che molti giornalisti attingono alle notizie che più si attagliano ai luoghi comuni (di cui sopra) senza non dico approfondire, ma perlomeno vagliare le fonti. Se l’argomento Corea del nord è poco interessante e facilmente liquidabile sarebbe meglio, forse, non parlarne affatto. E’ il caso della notizia riportata dallo JoongAng Daily e ripresa dal Corriere della Sera.